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Michele Morrone si scusa ma accende il dibattito sul cinema

DiMario Altomura

Mag 27, 2025
Michele Morrone (Ph-IG)

L’attore riconosce l’eccesso dei toni ma ribadisce il disagio

Michele Morrone ha scelto di fare marcia indietro, dopo le dichiarazioni provocatorie pronunciate durante l’intervista a Belve. E dopo altro successivo sfogo acceso sui social, l’attore ha pubblicato un messaggio di scuse. In quel comunicato ha ammesso che il tono utilizzato si è rivelato inappropriato e ha attribuito la sua rabbia a un disagio profondo, personale, ma che — secondo lui — molti colleghi condividono.

Il gesto di Michele Morrone è arrivato dopo le critiche generate da parole che hanno fatto riferimento, anche se in modo non diretto, all’interpretazione di Luca Marinelli nel ruolo di Benito Mussolini nella serie M – Il figlio del secolo. Le sue frasi hanno sollevato una bufera di polemiche, ma ridurre l’episodio a un semplice scivolone sarebbe miope. Le sue affermazioni, per quanto impulsive, nascono da una frustrazione più profonda, che da tempo serpeggia nell’ambiente cinematografico italiano.

Dietro le parole, una denuncia alla chiusura del sistema italiano

Nel suo sfogo, Michele Morrone ha espresso un senso di emarginazione rispetto a un’industria cinematografica che ha definito “chiusa e autoreferenziale”. Secondo lui, il sistema privilegia legami personali, appartenenze e consuetudini, a scapito del merito e della qualità. Quella che ha espresso è una critica accesa ma fondata, che punta a svelare una realtà che molti fingono di non vedere.

Non è un caso se la carriera di Michele Morrone ha preso slancio fuori dall’Italia. Dopo il successo globale della trilogia erotica 365 giorni, l’attore ha trovato spazio in produzioni internazionali, recitando accanto a nomi come Amanda Seyfried, Sydney Sweeney e Blake Lively. Questa crescita artistica lontana dai confini italiani ha rafforzato la sua critica verso un sistema che percepisce come chiuso e autoreferenziale.

Michele Morrone ha dichiarato più volte di sentirsi escluso da quello che definisce “il circolino”, e la sua assenza nei principali festival italiani non sorprende. Secondo lui, quegli spazi sono segnati da applausi che seguono logiche di sistema, più che un reale riconoscimento del talento.

Contro la “retorica del dolore”, un attacco diretto

Nel mirino di Michele Morrone c’è anche una certa visione della recitazione, che esalta il dolore come marchio di autenticità. Il riferimento al “sentirsi male” dopo aver interpretato Benito Mussolini non è solo una provocazione contro Luca Marinelli, ma una critica più ampia contro una retorica che esalta la sofferenza attoriale come segno di profondità. Secondo Morrone, questa modalità si è trasformata in una posa, una finzione che maschera il vero significato dell’arte.

Nonostante il clamore, né Luca Marinelli né altri protagonisti del mondo del cinema hanno risposto pubblicamente. Il silenzio può apparire una scelta diplomatica, ma svela anche un’altra dinamica: quella di un sistema che preferisce ignorare le voci fuori dal coro. Eppure, secondo Michele Morrone, proprio quelle voci dissonanti possono stimolare un dibattito necessario.

Le scuse non cancellano tutto, ma aprono uno spazio di riflessione

Le scuse di Michele Morrone non bastano a sanare del tutto la frattura, ma rappresentano un tentativo di riformulare un pensiero che, se espresso con toni più pacati, avrebbe forse acceso una discussione utile. Il messaggio iniziale, però, è rimasto soffocato dal rumore delle parole dure, lanciate come pietre in uno stagno immobile.

In questo silenzio collettivo, emerge una domanda scomoda: un’industria culturale davvero viva è in grado di ascoltare anche chi disturba l’armonia apparente? Forse sì. E forse, proprio le parole sbagliate di un attore come Michele Morrone possono aiutare a riscoprire ciò che da troppo tempo si evita di affrontare.

A cura di Katya Malagnini

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